CARLO FERRARI Sul Ritratto
Tra i vari settori fotografici quello incide maggiormente sulla mia attività e che amo di più è sicuramente il ritratto. Sessioni e successioni di momenti nei quale tendo a rappresentare la realtà che è dentro il soggetto e non solo quella esteriore. Più facile a dirsi che a farsi, quindi ho cercato di studiare meglio la storia e la teoria del ritratto, la composizione e le tecniche di illuminazione frequentando corsi specialistici e Ws di grandi fotografi. Sono entrato poi in contatto con alcune accademie di spettacolo con le quali ho intrapreso una intensa collaborazione che dura ormai da quattro anni producendo un gran numero di book. Potrebbe sembrare che tale mia attività possa essere monotona e ripetitiva, ma non è assolutamente così, ogni shooting è diverso dagli altri, sopratutto perché diversi sono i caratteri delle persone che vengono in studio.
Sarebbe sacrosanto mettere in atto quanto si dice sulla necessità che tra fotografo e modello debba instaurarsi un rapporto di conoscenza, simpatia e fiducia prima di prendere la macchina in mano, ma come si fa? Sopratutto per mancanza di tempo ci si incontra con i modelli il giorno fissato, cercando di metterli a loro agio nel minor tempo possibile. Con alcune persone tale operazione fallisce miseramente ed inesorabilmente ti troverai a fotografare un “tronco” inespressivo, vi lascio immaginare il risultato della sessione! Ma il più delle volte si comincia a scherzare e dialogare amichevolmente già dalla scelta dei cambi d’abito, rendendo lo shooting un momento divertente e costruttivo; sono a volte gli stessi modelli ad entrare in cabina di regia con suggerimenti e proposte.. Molto più difficile instaurare tale rapporto quando vengono accompagnati da genitori o amici, che comunque distraggono ed inibiscono il soggetto.
Ma più della valenza del fotografo, dell’attrezzatura disponibile, della location, quello che veramente fa la differenza è la motivazione presente nel modello, leggibile nelle espressioni e nella gestualità, nella perseveranza a cercare di correggersi e nella resistenza alla fatica fisica e mentale che uno shooting comporta. Consiglio spesso a chi dovrà posare di osservare e studiare foto di ritratto o di provare davanti lo specchio pose ed espressioni più idonee alla propria immagine.
Sostanzialmente si tratta di teatro (classico,moderno e comico), danza, cinema/Tv, musica e moda. Caso per caso si decide la scaletta dei vari set da realizzare, scegliendo l’abbigliamento più adatto. Per tutti esiste un primo set di presentazione, poco caratterizzato dal punto di vista emozionale, finalizzato alla rappresentazione della fisicità. Per il teatro classico segue un set a fondo scuro, con pose ed espressioni più introspettive, forte predominanza di chiaroscuri. Analoga ambientazione per la danza classica. Per il teatro moderno o comico uso un fondo bianco per estrapolare dal contesto il soggetto, vestiti più colorati, luce diffusa e qui richiedo il massimo dell’espressività. Analogo discorso per la moda con l’aggiunta di una maggiore attenzione alla gestualità, molto più spinta quasi esasperata. Inoltre al fine di accendere l’interesse dell’osservatore, a volte inserisco nella foto un elemento di forte contrasto, qualcosa che faccia dissonanza con tutto il resto, dissacrando il contesto per valorizzare il soggetto.
Quasi sempre uno dei set realizzati si tinge di un leggerissimo carattere glam molto apprezzato dai soggetti e dai loro amici sui social, ma poco idoneo ad un book professionale classico. Concludendo credo di poter affermare che nessun ritratto possa arrivare al cuore dell’osservatore senza l’impegno e lo studio sia del fotografo che del soggetto.
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